Recoil
Live @ Magazzini Generali
Milano, 09 Apr 2010
Ammetto la mia ignoranza. Nonostante conosca e ami i Depeche Mode sin dalla prima adolescenza, non mi sono mai interessato molto delle vicende e dei gossip riguardanti i suoi componenti. Se lo avessi fatto, sarei probabilmente venuto a sapere che nel lontano 1982, alla dipartita del fondatore Vince Clarke, un certo Alan Wilder venne ingaggiato come tastierista per il tour di A Broken Frame, per diventare poi membro stabile fino al 1995. Le incomprensioni ed i contrasti interni, nonché i noti problemi di droga e depressione che riguardarono Dave Gahan (e non solo), portarono Wilder, quattordici anni dopo, alla sofferta decisione di abbandonare la band ma non prima di aver dato il proprio fondamentale contributo a capolavori come Black Celebration, Violator ed altri importanti album.
I venticinque anni successivi a questi eventi videro la nascita
del progetto solista Recoil, presentato adesso per la prima
volta dal vivo, in questo Selected Events – A Strange Hour.
Con un set composto da ben tre laptop e un sintetizzatore
Korg, e con la presenza del fidato collaboratore
Paul Kendall, Mr. Wilder fa il suo ingresso alle nove in
punto, dando il via ad un’esibizione tesa e priva di pause, volta
a ripercorrere i più meritevoli frutti di una lunga carriera.
“Accompagnati da bellissime e spesso inquietanti visual, i due musicisti sfigurano e reinventano brani [...] accarezzando talvolta brevi stasi sonore di magnifica purezza noise, o lasciandosi andare a impetuosi ritmi techno”
Accompagnati da bellissime e spesso inquietanti visual (vedi
Faith Healer), i due musicisti sfigurano e reinventano
brani come Want, Luscious Apparatus e Shunt,
accarezzando talvolta brevi stasi sonore di magnifica purezza
noise, o lasciandosi andare a impetuosi ritmi techno; ed è un
pubblico adorante quello che ad ogni impennata di bpm o di volume,
saluta con un grido o con un applauso la classe ed il senso del
climax di chi ha scritto pagine importanti della musica
elettronica.
Il live-set continua ad inerpicarsi sadico e metodicamente
inarrestabile per tutta l’intera “strana ora”, e nel tripudio di
beat distorti e di raffinati rumori ambientali, spuntano di tanto
in tanto campioni tratti da brani dei Depeche Mode - ma il
pubblico è ormai talmente ammaliato che applaudirebbe il duo pure
davanti ad un remix dei Tokio Hotel.
“E del resto, l’evento cui abbiamo appena assistito, ci ha proiettati in un mondo non dissimile a quello che avremmo vissuto in un film di David Lynch”
Sono appena passate le 22, quando quello che in ogni sua sfumatura
si è rivelato un concerto compatto e granitico, giunge purtroppo
verso la sua fine; una fine che sarebbe invece potuta essere il
nuovo punto di partenza per interessanti ed imprevedibili
sviluppi.
Alan si avvicina al pubblico, stringe mani, chiede e ottiene
un’ovazione per Kendall, rimasto ancora dietro le macchine, mentre
sullo schermo scorrono i titoli di coda. E del resto, l’evento cui
abbiamo appena assistito, ci ha proiettati in un mondo non
dissimile a quello che avremmo vissuto in un film di
David Lynch.
Andrea Mori Marchetti